Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide backgroundSlide thumbnail
Slide background
Slide background

Commenti

  • Paola Biasin ha scritto Altro
    Essere genitori e non amarsi: difficile!... Domenica, 14 Giugno 2015
  • Emanuela ha scritto Altro
    Siamo messi male
    Oh come mi... Venerdì, 05 Dicembre 2014
  • Renata ha scritto Altro
    Perchè stupirci?
    E' un problema quello... Domenica, 24 Novembre 2013
  • Marcella ha scritto Altro
    Speranza
    Neppure la giornata sui diritti... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Paola Scalari ha scritto Altro
    Dare voce
    Chi è Educatore ha espresso... Sabato, 23 Novembre 2013
  • Domenico ha scritto Altro
    Ragazze Invisibili
    Una brutta,... Mercoledì, 20 Novembre 2013
  • Michela ha scritto Altro
    Io penso...
    Nel film "Il ladro di... Lunedì, 18 Novembre 2013

Recensione di Carla Weber, psicosocioanalista, direttrice studio Akoé (TN) membro fondatore Fondazione Luigi (Gino) Pagliarani, pubblicata sul n. 19 di

educazione-sentimentale

 

Nella collana Premesse ... per il cambiamento sociale, Paola Scalari, psicologa e psicoterapeuta impegnata con coerenza e tenacia da anni a favore dell'educazione, nella famiglia e nella scuola, costruisce una proposta in forma di dialogo sulla potenza delle emozioni nelle relazioni di crescita e sviluppo dei bambini e degli adulti. Raccoglie in questo libro i contributi di altri tredici testimoni esperti, intorno alla propria riflessione di apertura riguardante i disagi e malesseri che si vivono nella scuola. Chiama al dialogo persone che le sono vicine nella vita e nella professione immaginando un testo che possa divenire spunto per altri dialoghi in altri contesti. Le scritture quindi sono diverse ma la curatrice ne fa una composizione corale: ci sono le voci dell'insegnante, dell'educatore, del consulente familiare, del formatore, dell'operatore psicopedagogico, dello psicologo sociale, dello psicosocioanalista e dello psicoterapeuta, nonché del sottosegretario all'Istruzione. Emerge una trama che lega le diverse riflessioni nella necessità di considerare la crisi della scuola a partire dai legami tra i soggetti che la vivono e il contesto sociale attuale in cui le relazioni educative si esprimono.

Allo stesso tempo il libro propone un'ipotesi evolutiva delle tensioni e dei conflitti, basata sull'attivazione di risorse affettive ed emotive di segno diverso. Mentre le analisi globali deprimono e scoraggiano rispetto al futuro, sommando in un unico indistinto sentimento di fallimento della scuola pubblica, esse contengono anche in potenza gli elementi stessi di una possibile evoluzione che possono far sperare. Il libro sembra dirci che solo nel dialogo riflessivo e circostanziato dei casi osservati sta quella conoscenza delle problematiche che può portare all'incontro delle molteplici forze progettuali. Si potrebbe delineare così una rete tra insegnanti, genitori, operatori dei servizi, in grado di mobilitare e dare speranza nella crisi e la scuola potrebbe divenire laboratorio sociale in grado di contenere attorno ad un progetto la ricchezza delle emozioni altrimenti esposte a moti confusivi e altamente ansiogeni.

In crisi sembra essere la possibilità di perseguire "il compito primario" che ha istituito la scuola per il venir meno di una effettiva responsabilità sociale verso le nuove generazioni. "La lettera a un insegnate" di Francesco Berto, con cui il libro si apre invita ad assumere quella necessaria posizione depressiva per includersi nelle relazioni difficili e problematiche e da quella posizione poterle modificare, mettendosi dentro un processo integrato e collettivo. La scuola a pieno titolo può essere il più ricco e creativo laboratorio di cambiamento sociale e gli autori lanciano domande di riflessione ai colleghi e ai lettori per mettere in dialogo le tre condizioni assunte a guida dei loro contributi e che costituisco le tre parti del libro: "Il diritto di apprendere", "Il gruppo classe come spazio di ricerca", "Educare, educarsi, essere educati".

In prima istanza si cerca di dare parola all'apprendimento, rimettendo al centro proprio il processo che dà valore e giustifica l'esistenza stessa delle istituzioni che se ne occupano. Famiglia, scuola e altre istanze educative e di supporto all'educazione possono farsi guidare nel definire obiettivi e metodi d'azione proprio dal conoscere meglio la natura del processo d'apprendimento. Potremmo così imparare tutti a farci guidare dalle esigenze dell'apprendimento, attivandoci e coinvolgendoci in un processo unico che include insegnante e allievo in modo circolare e ricorsivo. La lezione di Luigi Pagliarani risuona in questo libro nel richiamo a quella alternanza relazionale tra il "generare e l'allevare" propria della relazione d'apprendimento in cui l'asimmetria si esprime nella responsabilità di ruolo di chi insegna e si inverte nella reciprocità della scoperta generata dalla relazione educativa. La dimensione affettiva non può dunque essere disgiunta dall'attività cognitiva, ma la sostiene e la rende possibile. Questo fatto rende cruciale l'attenzione alle emozioni generate dall'apprendimento e viceversa a quelle emozioni necessarie all'apprendere, a procedere nell'incertezza, nell'ignoto, nel confuso in attesa di afferrare un senso e di riconoscere un significato da condividere con la parola e l'azione.

Il diritto del bambino alla scuola fa i conti con una ricerca di senso che esplode in S.O.S. lanciati verso la politica e la società civile e nel moltiplicarsi di iniziative educative altre, che da un

lato cercano di proporre alternative innovative e dall'altro risultano essere, secondo l'analisi sviluppata in questo libro, poco sintonizzate negli obiettivi, competitive e a volte reciprocamente svalutanti rispetto alle professionalità coinvolte. Il tema della ricerca di una unità da parte delle diverse proposte educative sostiene la proposta di una maggiore integrazione dei linguaggi utilizzati e del riconoscimento delle specificità degli ambiti educativi presidiati da ciascuna istituzione. Il libro cerca di chiamare gli adulti al confronto e alla significazione del proprio agire attraverso la parola, il condividere le proprie narrazioni, in un momento di grande fatica, debolezza e stress. A fronte dell'insolubilità di tanti problemi, dello scarso riconoscimento sociale del proprio investire in professionalità, dei rimpalli continui delle responsabilità la scuola tende a divenire un contenitore di emozioni implosive che hanno bisogno di essere trattate collettivamente, in gruppi di lavoro affinché possano essere liberate e riacquistare forza propulsiva.

L'indicazione data è quella di ripartire dagli adulti e dalla loro capacità di apprendere dai bambini cosa significhi per loro apprendere, andare a scuola, fare ricerca, stare in relazione con il gruppo classe e cosa essi si aspettino dall'insegnante. Una vera e propria educazione sentimentale può portare l'adulto a sintonizzarsi sulla domanda di apprendimento del bambino, che è una domanda di conoscenza che non riguarda oggetti separati ma la complessità delle relazioni che connettono oggetti, soggetti, contesti di significazione in cui essi stessi sono immersi. Le pagine di Francesco Berto accompagnano nell'incontro con il mondo affettivo del bambino e lo fanno utilizzando le espressioni stesse dei bambini, servendosi dell'approccio narrativo che ha contraddistinto altri scritti di questo autore, che sa coinvolgere in prima persona nel confronto diretto con la parola del bambino. Attraverso l'espressione del bambino avvertiamo quanta distanza c'è tra il bambino dei media esaltato e vezzeggiato e il bambino reale inascoltato e non visto rispetto ai bisogni affettivi che ha. Il metodo proposto di lavorare in classe con i bambini in modo da portarli a dare un nome alle emozioni, a condividerle e a migliorare la capacità di contenerle e affrontarle, in questo libro viene esteso anche dagli adulti. Emozioni sature di disagio e di frustrazione che ingorgano le relazioni interpersonali nei contesti educativi possono, secondo questa prospettiva, trovare nel linguaggio, nel portare alla parola, una via di espressione e una elaborazione condivisa.

I contributi degli autori della terza parte del libro, esplorano ampiamente la rilevanza di un'azione che sia contemporaneamente riflessiva, attiva e passiva affinché il processo educativo possa essere vissuto in pienezza e con passione. Gruppi di adulti che lavorano nella scuola e nei servizi che la supportano, possono gestire quelle ansie e quelle paure socialmente diffuse che a loro volta interpretano, soltanto se le elevano al linguaggio. Per lavorare insieme, cooperare in forme diverse ad un compito comune, quello dell'educazione dei bambini, è necessario aumentare la conoscenza di quello che accade, riconoscere la posizione che si assume in quella descrizione contestuale e maturare la capacità e possibilità di scegliere.

Dalla lettura dei diversi saggi sembra che questa sia una strada avviata da tempo ma di esito incerto, come lo è sempre il cooperare rispetto al contrapporre, al muoversi in antagonismo. L'educazione, inoltre, ha a che fare con un impegno da rinnovare continuamente e da riprendere ogni volta, non solo perché l'apprendimento è cambiamento. Nella scuola si ha a che fare con un continuo avvicendamento delle persone. Si sa i bambini crescono e se ne vanno e così i genitori, anche gli incarichi professionali non sono stabili e quello che è stato possibile per un gruppo può faticare a ricomporsi con un altro. La proposta degli autori si concentra quindi sul proporre un approccio che formi a un modo unificante di pensare l'apprendimento, da condividere nel tempo tra le diverse figure che se ne occupano e che possa dare significato agli sforzi comuni, contrastare la solitudine dei soggetti e opporsi al depotenziamento delle competenze. Il lettore potrà trovare in questa parte del libro esperienze, punti di osservazione, proposte di strumenti interattivi per avventurarsi in tale contesto. Si passa dal considerare la complessità di emozioni profonde nella relazione educativa, quali l'affidamento e il distacco, alla complessità di emozioni che si scambiano nell'organizzazione. Vincoli e risorse possono tendersi in una relazione dialettica se vengono rispettati i tre vertici della relazione di lavoro Io-altri-compito. Un altro contributo sviluppa la

possibilità di dare spazio espressivo all'invisibile e al silenzio con il gioco, la narrazione di storie, la composizione e scomposizione di gruppi strategici. Viene segnalata, inoltre, la rilevanza del ricomporre anziché separare. La presenza di casi critici e problematici può trovare una proficua inclusione se si agisce sul contesto e si cerca di allargare la dinamica delle relazioni interessate. Un altro saggio considera la presenza degli stranieri e, seguendo la proposta del dare parola dall'apprendimento, si vede come esista la possibilità di cambiare di segno la questione e farla divenire risorsa per tanti incontri inediti e, forse, dare il via ad esperienze nuove di convivenza. Infine ci si sofferma sul sostegno da dare agli insegnanti per una professione ad alto investimento affettivo che può logorare e ha bisogno dei servizi a fronte di situazioni difficili da gestire, servizi che possono svolgere una rilevante funzione di mediazione tra scuola e famiglia, oltre a cercare le vie per migliorare il metodo di lavoro tra i servizi stessi e la scuola. In chiusura, Paola Scalari invita alla continua ricerca e al presidio del metodo nella progettualità scolastica che lei stessa descrive nelle sue fasi servendosi della propria esperienza.

 

Carla Weber

 

La recensione appare nella Rubrica Recensioni della rivista "Educazione sentimentale" n.19, I semestre, anno 2013

Torna al libro "A scuola con.."

Incontri

Aprile 2024
LMMGVSD
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30
Maggio 2024
LMMGVSD
1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31

 

Paola Scalari
è psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG e di Teoria e tecnica del gruppo operativo in ARIELE psicoterapia. Docente Scuola Genitori Impresa famiglia Confartigianato.
Socia di ARIELE Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. E’ consulente, docente, formatore e supervisore di gruppi ed équipe per enti e istituzioni dei settori sanitario, sociale, educativo e scolastico.
Cura per Armando la collana Intrecci e per la meridiana la collana Premesse… per il cambiamento sociale, ed è consulente delle riviste Animazione sociale del gruppo Abele, Conflitti del CPPP, Io e il mio Bambino, Sfera-Rizzoli group.
Nel 1988 ha fondato i "Centri età evolutiva" del Comune di Venezia per sostenere la famiglia nel suo compito di far crescere i figli e si è occupata della progettualità del servizio Infanzia Adolescenza della città di Venezia.
Insieme a Francesco Berto ha recentemente pubblicato per le edizioni La Meridiana: "Adesso basta! Ascoltami. Educare i ragazzi al rispetto delle regole." (2004), "Fuggiaschi. Adolescenti tra i banchi di scuola." (2005), "Fili spezzati. Aiutare genitori in crisi, separati e divorziati." (2006), "ConTatto. La consulenza educativa ai genitori." (2008), "Padri che amano troppo." (2009), "Mal d'amore. Relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative." (2011), "A scuola con le emozioni - Un nuovo dialogo educativo" (2012), "Il codice psicosocioeducativo" (2013), "Parola di Bambino. Il mondo visto con i suoi occhi." (2013).

Educare è insegnare ad avere fiducia nel mondo che verrà, a investire positivamente le proprie capacità, a sognare e faticare per realizzare le proprie speranze di vita. Una scuola attiva, formativa, lo sa.
La scuola attiva e formativa è la scuola che tutti noi vorremmo avere per i nostri bambini e ragazzi ma sembra essere lontano anni luce da quello che incontriamo quotidianamente. Prevale una lamentazione diffusa: insegnanti che si lamentano della famiglia dei propri alunni, genitori che difendono tout court i figli e non sembrano comprendere la necessità di un apprendimento basato su aspetti cognitivi, cooperativi ed emotivi. Si trova tanta demotivazione e ancor più rassegnazione, al punto da creare una sorta di imprinting alla rassegnazione anche nei bambini.
Questo libro, curato da Paola Scalari e scritto da insegnanti, pedagogisti, psicologi ed educatori ha il compito da un lato di fare una fotografia critica del presente, dall'altro di proporre buone pratiche per una scuola dell'oggi e del domani. Le buone pratiche sono basate su teorie consolidate ma non ancora applicate in maniera sistematica e consapevole: Bauleo, Pagliarani, Bleger, Freinet, Milani e, per citare il mondo attuale, Canevaro e Demetrio.
Si tratta di pratiche che tengono conto della possibilità di costruire una scuola che aiuti a pensare, dialogare, dar forma. Una scuola basata sull'ascolto, su modalità cooperative, dove bambini e ragazzi possano sentirsi liberi di esprimersi ma anche di prendersi responsabilità in base alle loro competenze. Una scuola che sa mettersi in relazione con i bambini e che sa creare basi per una coesione tra adulti che condividono l'educazione dei figli e degli allievi.
A scuola con le emozioni è rivolo agli insegnanti e ai genitori, ma anche a educatori e psicologi. Com'è il mondo visto con gli occhi del bambino? E' una domanda a cui dovrebbero saper rispondere soprattutto gli educatori dei bambini (oltre che i genitori, auspicabilmente), le maestre e i maestri di vari livelli, coloro che sono impegnati a far crescere i piccoli, ad indicare loro la strada per diventare adulti, per imparare a vivere. Una bella risposta alla domanda è contenuta nel libro "Parola di bambino" scritto da Paola Scalari e Francesco Berto, edizioni la meridiana (premesse... per il cambiamento sociale). La collana, per altro, è curata dalla stessa Paola Scalari che venerdì 14 alle 18 sarà alla libreria Einaudi di Trento in piazza della Mostra.

"Il conflitto che i bambini esprimono con le loro paure richiede l'amore di tutta la nostra intelligenza", scriveva lo psicanalista Luigi Pagliarani negli anni Novanta. Fondatore e presidente di ARIELE (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi), Pagliarani, ha lasciato una profonda traccia del suo pensiero tanto che, molti dei suoi, allievi, ora psicanalisti e psicoterapeuti, hanno costituito la Fondazione a lui dedicata (www.luigipagliarani.ch). Fra questi Carla Weber che, venerdì 14, sarà in conversazione con Paola Scalari, co-autrice del libro. Suddiviso in quattro parti, "Alfabetizzazione sentimentale" la prima, "Chiamale emozioni" la seconda, "Il legame familiare" la terza e "Immagini spontanee, volare in alto" la quarta, "Parola di bimbo" non racconta, evoca, "mobilita cioè, poeticamente, la condizione di figlio che è l'elemento unificante l'umanità". Per gli studiosi che fanno riferimento a Luigi Pagliarani, gli autori del libro e coloro che fanno parte dell' associazione "Ariele", oltrecché della Fondazione, "la possibilità di ogni bambino di costruire un buon legame con sé stesso e con il mondo esterno va iscritta nei rapporti tra genitori, nei vincoli tra famiglie, nel tessuto vitale di un territorio, nell'attenzione creativa del mondo scolastico e nelle buone offerte del tempo libero". Sostengono gli autori del libro che "un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso". Solo così è possibile riconoscere ed identificarsi con le fatiche emotive dei bambini e aiutare il piccolo a "mettere in parole le emozioni". Non un percorso facile perché presuppone, da parte dell'adulto, la capacità di instaurare un livello comunicativo fra sé e il piccolo, visibile e invisibile, fra la mente di chi è già formato e la psiche di chi deve ancora formarsi. Una sfida bella, premessa necessaria per un mondo umano più equilibrato e meno sofferente. Il libro è il risultato di una ricerca sul campo fatta con i bambini e, nelle pagine sono contenute anche le loro osservazioni, le riflessioni su alcune questioni poste dall'educatore. Una postfazione di Luigi Pagliarani contribuisce a centrare ancor più il tema perché i due verbi da coniugare in ambito educativo sono "allevare e generare. Il grande - che sa ed ha - con l'allevare dà al piccolo quel che non sa e non ha. Qui c'è una differenza di statura. Nel generare questa differenza sparisce. Tutti contribuiscono a mettere al mondo, a far nascere quel che prima non c'era...". Un libro utile a educatori, genitori e adulti che vogliano rapportarsi con successo con i piccoli.